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Case efficienti: tutti le vogliono ma l’offerta è bassa

Case efficienti: tutti le vogliono ma l’offerta è bassa

Il mercato immobiliare non è ancora in grado di sostenere l’alta richiesta di case efficienti.

Gli Europei l’hanno capito: il futuro dell’edilizia è sostenibile. Peccato che il mercato non sia in grado di soddisfare le loro richieste di case efficienti. Complice l’aumento della copertura mediatica sui temi energetici, sono sempre più chiari ai cittadini i benefici che si potrebbero trarre vivendo in un’abitazione sostenibile. E, considerato che tre quarti del parco edilizio europeo è a bassa efficienza energetica, il mercato dell’edilizia sostenibile dovrebbe esplodere di questi tempi.

Già a partire dal 2026 molte case potrebbero finire fuori mercato a causa delle strette dell’UE sulle certificazioni energetiche. Tuttavia, il mercato stesso non è ancora pronto a offrire le alternative efficienti che i cittadini stanno iniziando a richiedere.

La scarsità di case efficienti

Un sondaggio affidato dalla Fondazione Europea per il Clima a YouGov e realizzato tra Italia, Germania, Spagna e Repubblica Ceca ha rivelato che gli Europei cercano effettivamente case efficienti. E lo fanno sia per motivi di tutela ambientale che di risparmio sulle bollette. L’89% degli intervistati tra proprietari e affittuari – percentuale che sale al 95% tra gli Italiani –, ha infatti dichiarato che l’efficienza energetica è in cima alla lista delle priorità nella ricerca di una nuova sistemazione. Il motivo principale per il 50% di loro è la convenienza, mentre per il 40% è la tutela ambientale.

Ma il 64% ritiene anche che su questo fronte la scelta sia molto ridotta. Per ora, infatti, i requisiti di efficienza son stati definiti in modo preciso per gli edifici di nuova costruzione, che devono obbligatoriamente essere NZEB. Ma che ne sarà delle costruzioni già esistenti, innalzate quando mancava del tutto la consapevolezza dell’impatto ambientale del settore? Il 66% degli intervistati sostiene che servirebbe una legge per aumentarne l’efficienza, sostenuta da incentivi fiscali.

Secondo gli Italiani coinvolti nel sondaggio un problema che si aggiunge alla scarsità di offerte sostenibili è la carenza nella documentazione che dovrebbe attestare e motivare le classi energetiche degli immobili, che complica anche l’accesso ai bonus. I cittadini più informati sanno, a tal proposito, di dover richiedere l’APE (Attestato di Prestazione Energetica). Si tratta di un documento che viene rilasciato da un tecnico, dopo un accurato esame dei consumi energetici dell’abitazione rispetto all’obiettivo di conservare determinate condizioni ambientali.

Case efficienti: cosa sono?

Le case efficienti dal punto di vista energetico sono quelle appartenenti alle prime classi energetiche specifiche per gli edifici, ordinate dalla G (la meno efficiente) alla A4 (la più efficiente) in base ai kilowattora per metro quadro consumati per riscaldare gli ambienti. A livello di progettazione e realizzazione, una casa efficiente coinvolge però una miriade di attori diversi tra tecnologie, materiali, maestranze e settori industriali. I fattori che consentono a un edificio di essere definito sostenibile o, precisamente, carbon neutral, sono perciò tanti e distribuiti lungo tutto il lifecircle dell’edificio:

  • pianificazione, con la scelta della posizione e dell’orientamento migliore per la struttura in base alla fascia climatica
  • costruzione, con materiali naturali, isolanti e a km 0
  • impiantistica HVAC, efficiente, intelligente e green, cioè alimentata da fonti rinnovabili e digitalizzata
  • comportamenti degli inquilini, che hanno la responsabilità di far fruttare al meglio l’efficienza strutturale e impiantistica dell’abitazione

L’ideale sarebbe ottenere un edificio che consuma poca energia, che non produce emissioni e che è concepito in modo da garantire un alto livello di benessere ai suoi inquilini già a partire dalla conformazione della sua struttura. I primi sono chiamati NZEB (Nearly Zero Energy Building), i secondi NZCB (Nearly Zero Carbon Building) e i terzi Passivhaus, “case passive”. Si tratta, comunque, di differenze sottili, anzi, di modalità diverse di raggiungere lo stesso obiettivo: l’impatto zero sul pianeta e la massimizzazione del comfort.

Le proposte UE in materia

Tra le proposte che la Commissione Europea ha annunciato a dicembre 2021 per rendere sempre più concreta la transizione ecologica volta all’azzeramento delle emissioni ci sarebbe anche l’obbligo di portare alla classe E tutti gli edifici pubblici entro il 2030 e quelli residenziali entro il 2033. Così come l’obbligo delle amministrazioni di rinnovare almeno il 3% degli edifici di proprietà ogni anno. Allo scopo, l’UE è pronta a stanziare fino a 150 miliardi di euro, compresi i fondi di Next Generation Europe.

Gli interventi green sul settore edilizio avranno il vantaggio di abbatterne le emissioni, creando più case efficienti, ma anche di creare migliaia di nuovi posti di lavoro. Eppure non sono tutti d’accordo sulla bontà delle strette provenienti dall’Europa. Sia la Confedilizia che l’Unione Nazionale Consumatori, per esempio, non approvano l’idea di tenere conto nel contratto di vendita dei costi per gli interventi di miglioramento energetico, rendendo di fatto obbligatoria una ristrutturazione. Circa un terzo degli immobili italiani, infatti, al momento appartiene alla classe G e risulterebbe perciò presto invendibile.

«Un simile provvedimento creerebbe un evidente squilibrio a danno di chi possiede una abitazione, porterebbe ad un rialzo ingiustificato dei prezzi delle case e bloccherebbe quasi del tutto il mercato immobiliare», aggiunge il presidente del Codacons Carlo Rienzi. Come trovare un compromesso tra la necessità di rinnovare l’edilizia, offrendo a compratori e affittuari case efficienti, e l’attenzione a non penalizzare i proprietari?

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