La corsa all’energia pulita produce rifiuti difficili da gestire: il riciclo delle tecnologie rinnovabili è la vera sfida della transizione.
Entro il 2050, l’Unione Europea potrebbe trovarsi di fronte a una montagna da smaltire: 35 milioni di tonnellate di rifiuti fotovoltaici e 10 milioni di tonnellate di rifiuti da turbine eoliche cui trovare una destinazione. il riciclo di questi rifiuti rinnovabili non è infatti ancora sistematico né efficace. Mentre il continente corre verso la neutralità climatica e investe massicciamente in fonti rinnovabili, cresce perciò paradossalmente un problema che potrebbe interrompere questa corsa. Che fine fanno i pannelli solari e le pale eoliche quando smettono di funzionare?
Un problema in crescita
I pannelli fotovoltaici e le turbine eoliche hanno una vita utile stimata tra i 20 e i 30 anni. Le prime installazioni su larga scala risalgono ai primi anni 2000, il che significa che nei prossimi dieci anni assisteremo a un’ondata di dismissioni senza precedenti. Ciò rappresenta una nuova sfida per l’industria del riciclo dei rifiuti rinnovabili, che al momento è ancora impreparata.
Attualmente, infatti, meno del 10% delle pale eoliche dismesse viene riciclato in modo efficace. Il resto viene incenerito, sepolto in discarica o smantellato in modo poco sostenibile. Per i pannelli solari la situazione è leggermente migliore, ma comunque lontana dagli standard auspicabili: solo una parte dei materiali viene recuperata e spesso a costi elevati.
Perché è così difficile riciclare pannelli e pale?
Innanzitutto, per la complessità dei materiali. I pannelli fotovoltaici non sono composti solo di vetro e silicio. Contengono alluminio, rame, plastica, argento e talvolta materiali rari o tossici come il cadmio. Questi elementi sono stratificati e incollati insieme per garantire efficienza e resistenza nel tempo, il che rende il processo di separazione e recupero particolarmente difficile e costoso.
Le pale eoliche, invece, sono spesso realizzate in compositi di fibra di vetro e resine epossidiche, materiali leggeri ma estremamente resistenti. Questo li rende ideali per l’energia eolica, ma un incubo per il riciclo. Le tecnologie attuali non riescono infatti a separare efficacemente i componenti senza distruggerne il valore e impedirne la stessa riciclabilità.
Un altro ostacolo è economico: riciclare un pannello costa più di quanto si recupererebbe effettivamente a livello di materiali. Non esiste infatti ancora un mercato secondario forte né una filiera industriale ben sviluppata per riutilizzare i materiali riciclati. Per le pale eoliche, la situazione è ancora più critica: il loro enorme ingombro, unito alla difficoltà di trasporto e trattamento, rende il loro smaltimento anche un problema logistico.
Come si riciclano (quando si riciclano) i rifiuti delle rinnovabili?
Per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici, il processo inizia con la rimozione dell’alluminio e del vetro, che rappresentano oltre il 70% del peso del pannello. Questi materiali sono relativamente facili da recuperare e riciclare. Più complesso è il trattamento della parte interna, dove si trovano le celle fotovoltaiche, incapsulate in strati di plastica e silicio.
Alcuni impianti avanzati utilizzano trattamenti termici o chimici per sciogliere le resine e separare i metalli preziosi, come l’argento e il rame. Tuttavia, queste tecnologie sono ancora costose e non diffuse su larga scala. Solo pochi impianti pilota stanno sperimentando un riciclo “totale” dei pannelli.
Per le turbine eoliche la situazione è ancora più sperimentale. La struttura metallica della torre può essere riciclata facilmente, ma le pale in materiale composito rappresentano il vero problema. Alcune soluzioni prevedono la triturazione e l’uso dei frammenti come materiale da costruzione, ad esempio come rinforzo per il cemento. Altri esperimenti tentano il recupero termico o chimico delle fibre, ma con risultati ancora limitati.
Verso un futuro sostenibile anche dopo la dismissione
A oggi, l’UE non dispone ancora di una normativa specifica per il riciclo delle turbine eoliche. Per i pannelli solari, invece, esiste una direttiva (la RAEE – Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) che ne prevede il riciclo obbligatorio, ma l’attuazione pratica varia molto da Paese a Paese. Secondo l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), un approccio “circolare” all’energia verde potrebbe generare fino a 15 miliardi di dollari in valore recuperato entro il 2050. Ma per farlo serve un’infrastruttura industriale ad hoc, incentivi economici, centri di raccolta specializzati e, soprattutto, una strategia comune.
La buona notizia è che qualcosa si muove nel settore del riciclo dei rifiuti rinnovabili. Alcuni produttori iniziano a progettare pannelli e pale più facilmente riciclabili, con materiali modulari e meno compositi. Seguono cioè il concetto di ecodesign e design for disassembly, che considera il fine vita già nella fase di progettazione. Anche il concetto di seconda vita prende piede: pannelli dismessi possono essere riutilizzati in contesti meno esigenti, come l’elettrificazione rurale in Paesi in via di sviluppo.