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Isolamento a cappotto: materiali e stratigrafia

Isolamento a cappotto: materiali e stratigrafia

L’efficacia di una coibentazione a cappotto dipende tanto da una corretta stratigrafia quanto dalla scelta dei migliori materiali isolanti.

Chi non ha mai sentito parlare di isolamento a cappotto? Con l’introduzione del Superbonus 110% e l’aumento della consapevolezza sulle possibilità di risparmio energetico ed economico garantite dal miglioramento dell’isolamento del proprio stabile, il termine tecnico è diventato di uso corrente. Molti dei cantieri che sono comparsi nelle città negli ultimi due anni, ricoprendo intere facciate di edifici, hanno proprio lo scopo di introdurre o migliorare il cappotto termico, con materiali specifici a seconda delle esigenze dello stabile.

E l’ondata di cappotti è soltanto all’inizio. Anche se il Superbonus non dovesse essere esteso oltre il 30 giugno 2023 (l’attuale data ultima), con l’espandersi della Renovation Wave che l’Europa vuole incentivare per rinnovare il suo parco edilizio non si potrà di certo evitare di intervenire sull’isolamento termico di casa. Ma cos’è esattamente un cappotto? Quali sono i materiali migliori per realizzarlo? Come si differenzia da altre tipologie di isolamento?

Cos’è l’isolamento a cappotto?

L’isolamento termico di un edificio si può ottenere attraverso diversi ordini di interventi, che agiscono sull’interno o sull’esterno. Quello cosiddetto “a cappotto”, come suggerisce il nome, viene praticato verso l’esterno con materiali isolanti, perciò non influisce sullo spazio a disposizione nelle stanze. Il cappotto consiste dunque nell’inserimento di uno strato di materiale isolante sulla superficie dell’edificio, ricoperta poi con una finitura decorativa e protettiva che consiste nella sua facciata. L’involucro di un edificio in muratura isolato con una coibentazione a cappotto presenta in genere la seguente stratigrafia, dall’interno all’esterno:

  • il muro
  • il pannello termoisolante fissato al muro con un collante e con tasselli di ancoraggio
  • una rasatura a protezione del pannello isolante con intonaco di fondo
  • una rete in fibra di vetro con trattamento antialcali annegata al centro della rasatura
  • primer di fondo
  • intonaco di finitura

La complessità della strutturazione di un cappotto termico eseguito correttamente, composto di più elementi ugualmente importanti, rende più appropriata perciò la dicitura tecnica di “Sistema di Isolamento Termico a Cappotto” (ETICS).

Lo spessore dello strato isolante non ha un limite prestabilito e dipende dalle necessità e dal materiale scelto. Nel caso in cui la struttura portante sia di legno, è consigliabile prevedere anche uno strato o una membrana impermeabilizzante per evitare infiltrazioni. Inoltre, si potrebbe aggiungere un drenaggio per far defluire l’acqua evitando ristagni nelle intercapedini.

Nulla in realtà vieterebbe di realizzare un cappotto anche all’interno, secondo gli stessi principi e con gli stessi materiali. Si tratta, anzi, di una soluzione di più semplice realizzazione, più economica e che in un condominio può essere praticata anche su singole unità abitative, non necessitando del parere favorevole degli altri condomini. Lo svantaggio maggiore è però, come anticipato, la riduzione di spazio interno che genererebbe. Inoltre, per ottenere un isolamento ottimale è sempre preferibile partire dall’esterno.

Quali materiali scegliere per il cappotto?

La caratteristica inderogabile per un materiale ideale per il cappotto termico è naturalmente che sia altamente isolante, una premessa tanto scontata quanto necessaria. Esistono però diverse tipologie di materiali con questa qualità – ognuno con le proprie specificità tecniche –, che possono suddividi innanzitutto in naturali, sintetici e di origine minerale.

I materiali isolanti naturali

Nell’era della transizione ecologica, tra l’altro favorita proprio dal cappotto termico, si stanno diffondendo sempre più i materiali naturali, di origine vegetale o animale, e perciò riciclabili ed ecosostenibili. Si tratta del legno, del sughero, della fibra di cellulosa e della lana di pecora, che recano sia vantaggi che svantaggi.

La sostenibilità e l’efficienza della fibra di cellulosa e della lana di pecora hanno i contro dei costi elevati, della sensibilità all’umidità e del rischio di schiacciamento nel tempo dato dalla posa verticale. La lana di legno e le fibre di legno compresse in pannelli o rotoli isolanti proteggono anche in caso di incendio e sono facili da posare, ma richiedono uno spessore maggiore rispetto ad altri materiali per ottenere le stesse prestazioni energetiche e dunque un costo maggiore. Il sughero è invece stabile, non soffre l’umidità, dura a lungo, è traspirante ed è ideale anche per l’isolamento acustico.

I materiali isolanti sintetici

I materiali sintetici hanno lo svantaggio di derivare nella maggior parte dei casi dalla lavorazione del petrolio e perciò di non essere sostenibili né facili da smaltire. Sono inoltre leggeri, hanno scarsa resistenza meccanica e di sciolgono o si infiammano in presenza di fuoco. Sono però più economici degli altri materiali considerato il livello di prestazioni che garantiscono, sono facilmente reperibile e hanno una bassa conducibilità termica. I più utilizzati sono il polistirolo espanso (EPS), il polistirene estruso (XPS) e il poliuretano.

I materiali isolanti minerali

Questa tipologia di isolanti per cappotto raccoglie materiali derivanti da materia inorganica, riciclabili, biodegradabili e impiegabili anche per le facciate. I più diffusi sono lana di roccia e lana di vetro, di utilizzo molto recente per l’isolamento a cappotto. La prima è costituita da fibre di roccia con un’aggiunta di resine oppure olii per l’idrorepellenza. La seconda da fibre di vetro conseguenti la fusione del materiale di partenza, cui aggiungere un legante per la coesione. Hanno una conducibilità termica paragonabile a quella dei materiali sintetici ma sono più costose, hanno elevata resistenza meccanica e non sono combustibili. È necessario prestare particolare attenzione durante la posa perché potrebbero essere nocivi se inalati o a posti a contatto con la pelle.

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