Gli scarti sono una risorsa preziosa in ottica circolare. Ecco la gerarchia del trattamento dei rifiuti promossa dall’Unione Europea.
Se c’è un’immagine che riassume il modello economico attualmente attivo in Europa è quella dell’“usa e getta”: le risorse, le tecnologie, gli oggetti sono in uso finché non si guastano, il che accade sempre prima e sempre più spesso rispetto a un tempo. Dopodiché vengono gettati e non sempre smaltiti nel modo corretto. La transizione ecologica prevede al contrario lo sviluppo di un modello basato sulla minimizzazione degli sprechi, improntato al riutilizzo e al riciclo e che dia vita a un vero e proprio ciclo di vita dei materiali, che non si concluda con l’abbandono in discarica. Qual è la gerarchia nel trattamento dei rifiuti individuata dall’Europa?
La gestione dei rifiuti in Europa
La gestione dei rifiuti in Europa mira naturalmente a promuovere opzioni di trattamento dei rifiuti in linea con la gerarchia dei rifiuti. E in particolare a favorire il riutilizzo e il riciclaggio rispetto alle operazioni di smaltimento come il conferimento in discarica. In un contesto di economia circolare, la gestione dei rifiuti si concentra infatti sulla conservazione del valore e delle proprietà dei materiali di scarto, perché possano fornire all’economia materie prime secondarie di alta qualità e diminuire perciò la necessità di estrarre altre materie prime primarie.
Ogni anno l’Europa produce 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, cioè oggetti o sostanze i cui detentori gettano nella spazzatura, per obbligo o per volontà. Un terzo di essi deriva da demolizioni e costruzioni e il 27% è urbano, un contesto nel quale ogni cittadino produce 505 kg di scarti l’anno (Eurostat 2020). Di questi soltanto il 48% viene riciclato o compostato, un obiettivo lontano dal 55% fissato per il 2025, dal 60% per il 2030 e dal 65% per il 2035. Entro il 2035 dovranno essere inoltre al massimo il 10% i rifiuti urbani conferiti in discarica.
Gli ostacoli all’aumento della percentuale di riciclo sono di natura tecnica, economica e sociale. Dalla presenza di materiali e prodotti tecnicamente non riciclabili nei flussi di rifiuti al costo crescente della raccolta differenziata man mano che vengono raccolti più materiali, fino alla difficoltà dei consumatori a distinguere e separare correttamente i materiali in prodotti complessi. Si tratta di problemi che andranno presto superati per rispettare gli obiettivi del settore. Ma soprattutto per rispettare quelli climatici al 2050, influenzati dalla cattiva gestione dei rifiuti e dall’impostazione usa e getta dell’economia.
La gerarchia dei rifiuti
L’attuale politica europea, la cosiddetta Waste Framework Directive, prevede una gerarchia di trattamento dei rifiuti strutturata in 5 fasi. L’ordine individuato regola la loro gestione a partire dalla produzione dell’oggetto che potrebbe poi trasformarsi in rifiuto. Non basta infatti aumentare il tasso di riciclo, è necessario anche imparare a produrre meno rifiuti, costruendo oggetti durevoli e facilmente riparabili e riutilizzabili. La direttiva quadro sui rifiuti stabilisce alcuni principi di base per una gestione dei rifiuti che:
- non metta in pericolo la salute umana e l’ambiente
- non sottoponga a rischi acqua, aria, suolo, piante o animali
- eviti di causare fastidio con rumori o odori
- non pregiudichi il paesaggio o luoghi di particolare interesse
Inoltre, la direttiva spiega quando i rifiuti cessano di essere rifiuti e diventano una materia prima secondaria, introduce la distinzione tra rifiuti e sottoprodotti e i principi del “chi inquina paga” e della “responsabilità estesa del produttore”.
Ecco le 5 fasi della gerarchia dei rifiuti, in ordine decrescente di sostenibilità e perciò di preferibilità:
- prevenzione nella produzione del rifiuto
- preparazione per il riutilizzo, ovvero il prolungamento della vita del prodotto prima che venga gettato
- riciclaggio, con recupero di materiali di varia natura
- recupero di altro tipo, per esempio energetico come la termovalorizzazione o il biogas
- smaltimento, ovvero il conferimento in discarica
La prevenzione
In cima alla gerarchia, gli Stati membri dovrebbero adottare misure per prevenire la produzione di rifiuti riducendo la loro quantità, il loro impatto negativo sull’ambiente e sulla salute e il contenuto di sostanze pericolose nei prodotti. È possibile farlo solo promuovendo modelli di produzione e consumo sostenibili. Cioè incoraggiando la progettazione, la fabbricazione e l’uso di prodotti efficienti, durevoli, riparabili, riutilizzabili e aggiornabili e individuando prodotti contenenti materie prime critiche per evitare che tali materiali diventino rifiuti. Bisognerà intervenire a tal proposito sia sulla scelta delle materie prime che sulle tecnologie impiegate nel processo di produzione che sulla progettazione dei prodotti stessi che sulle buone prassi operative a livello di procedure e amministrazione.
Riuso e riutilizzo
I prodotti devono essere progettati perché ne sia favorito il riutilizzo. Ciò significa prevedere la riparazione e la sostituibilità di parti eventualmente danneggiate e impiegare imballaggi ridotti e riciclabili o riutilizzabili. L’economia circolare non invita infatti soltanto al riciclo, per reimmettere materiali sul mercato senza bisogno di estrarre nuove materie prime. Predilige anzi il riutilizzo, ancora più sostenibile del riciclo, nelle stesse vesti dell’oggetto di partenza oppure con un’altra destinazione d’uso.
Riciclo e recupero di energia
Se un prodotto non dovesse essere riutilizzabile, ecco intervenire la fase del riciclo alla quale è propedeutica la raccolta differenziata. Perché gli oggetti possano essere facilmente riciclati, infatti, è necessario che siano frammentati in base ai materiali di cui sono composti, da destinare a appositi impianti di riciclaggio. In tal modo, un materiale inerte scartato dall’economia può trasformarsi in una risorsa, riacquisendo valore ed evitando l’estrazione di altre materie prime.
Tra le opportunità di recupero individuate dalla gerarchia dei rifiuti c’è anche la termovalorizzazione, un esempio di recupero di energia che consiste nella combustione dei materiali per la produzione di energia termica. In genere sono destinati agli impianti termovalorizzatori i rifiuti indifferenziabili, cioè quelli che non possono essere destinati ad altro uso.
Smaltimento
L’ultima spiaggia nella gerarchia dei rifiuti è lo smaltimento, cioè il conferimento in discariche autorizzate. Si tratta di un grande spreco di potenziali risorse e interrompe il ciclo di vita dei rifiuti che sta alla base dell’economia circolare. Nel 2020 il 22,8% dei rifiuti urbani ha avuto questa destinazione, ma la Commissione Europea ha fissato il limite del 10% da raggiungere entro il 2035.