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Rentri, il nuovo registro sulla tracciabilità dei rifiuti

Rentri, il nuovo registro sulla tracciabilità dei rifiuti

Inizia la sperimentazione del Rentri, il nuovo Registro Elettronico per tracciare i rifiuti.

L’Italia ha finalmente detto addio al Sistri, un sistema telematico per tracciare i rifiuti introdotto nel 2013. Avrebbe dovuto facilitare il processo, ma era stato abbandonato nel 2019 pressoché inutilizzato. Adesso è il turno del Rentri (Registro Elettronico Nazionale della Tracciabilità dei Rifiuti), la cui sperimentazione è partita il 1° giugno 2021 (DLGS del 3 settembre 2020, n. 116), per permettere agli sviluppatori di metterlo a punto e a chi dovrà utilizzarlo di imparare a farlo.

Tracciare i rifiuti significa monitorarne i movimenti dalla produzione alla raccolta, dal trasporto al trattamento. Si tratta di un’operazione indispensabile per la loro corretta gestione e per la conoscenza della loro quantità e della qualità. Anche e soprattutto in vista del loro recupero, nell’ottica dell’economia circolare.

Fino al 2013 la tenuta delle tre scritture relative al tracciamento dei rifiuti – registri di carico e scarico, formulario di trasporto rifiuti e denuncia annuale MUD – era cartacea. Ma l’informatizzazione dei documenti e la loro comunicazione per via telematica sono ormai ben avviate. Ci si augura, perciò, che il Rentri possa scongiurare i problemi riscontrati con il Sistri, come la macchinosità, il fallimento nel semplificare la burocrazia e nell’evitare smaltimenti illeciti, la mancanza di un periodo di prova per i soggetti coinvolti e di concertazione nel suo sviluppo.

Cos’è il Rentri e come funziona

Il nuovo sistema informativo sarà gestito dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE), ex Ministero dell’Ambiente, e supportato dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali e da Unioncamere. Si tratta di un esempio concreto di come la digitalizzazione possa facilitare operazioni volte ad accelerare la transizione ecologica, anche se sarà necessario del tempo per poterne verificare l’impatto. Il prototipo avviato a giugno servirà appunto per testarne, per quattro mesi, la funzionalità e alcune operazioni specifiche. Tra queste, l’interoperabilità con i sistemi delle aziende, le quali utilizzano già piattaforme per la gestione dei rifiuti, che dovranno comunicare senza problemi con il nuovo Registro.

I soggetti obbligati a usufruire del Rentri potranno così testarlo, prevenendo i problemi di utilizzo generati dal Sistri, dovuti soprattutto al fatto che nella sua progettazione non si sia tenuto conto delle effettive esigenze e specificità di ogni impresa coinvolta.

In attesa delle nuove norme attuative, relative ad aspetti tecnici, operativi e funzionali, rimangono validi i DM 1° aprile 1998, n. 145 e n. 148. Sono ancora da chiarire diversi aspetti, come le modalità di avvio del sistema, di iscrizione e condivisione con gli enti pubblici, la creazione di strumenti operativi (modelli digitali diversi per ogni tipo di rifiuto e regole di compilazione), la tenuta e la vidimazione del formulario e del registro cronologico.

Il Rentri prevede due sezioni, che permetteranno di assolvere in maniera interamente digitale tutti gli adempimenti previsti dalla normativa:

  • Sezione dell’Anagrafica degli iscritti, che raccoglie anche le autorizzazioni ambientali;
  • Sezione della Tracciabilità, che raccoglie i dati annotati nei registri e nei formulari.

I soggetti coinvolti

I soggetti che non necessitano di un’autorizzazione ambientale non saranno obbligati a sfruttare il Registro Elettronico e potranno continuare a utilizzare formati cartacei. Ecco chi sarà invece tenuto a digitalizzare i processi, iniziando fin da subito a familiarizzare con il Registro nella sezione del “Laboratorio Sperimentale per la Prototipazione Funzionale”:

  • enti e imprese che si occupano del trattamento dei rifiuti;
  • produttori di rifiuti pericolosi;
  • enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi;
  • commercianti ed intermediari di rifiuti pericolosi;
  • consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti;
  • i soggetti menzionati nell’articolo 189 comma 3 del DL 152/2006.

Chi farà uso del Rentri avrà diritto di segreteria e dovrà versare un contributo annuale, da aggiornare ogni 3 anni. La violazione dell’obbligo di iscrizione e di qualunque altro obbligo (come quello del versamento del contributo) sarà soggetta a sanzioni pecuniarie.

E nel caso in cui due soggetti che operano con formati diversi, uno cartaceo e l’altro digitale, dovessero collaborare? Non c’è ancora una risposta, per ora.

La tabella di marcia

La sperimentazione era in realtà già partita a marzo, con il Vivifir, nuovo applicativo digitale per la vidimazione dei formulari, e proseguita ad aprile, con la definizione dei registri di carico e scarico elettronici. Avviato in prova a giugno, il Rentri dovrà attraversare ancora diverse fasi prima di entrare ufficialmente in vigore. In particolare:

  • il mese di agosto è dedicato alla raccolta dei dati sulla movimentazione e la tracciabilità e alla prosecuzione della verifica dell’interoperabilità sul Rentri, iniziata a luglio.
  • Da ottobre sarà il turno delle imprese accreditate di sperimentare il prototipo. Queste potranno quindi iniziare a simulare l’utilizzo degli strumenti sviluppati, sempre che allora siano disponibili i decreti attuativi.
  • In base agli obiettivi indicati nel PNRR, per la fine 2022 è prevista l’entrata in vigore del Registro, sempre che non si riscontrino intoppi lungo la road map.

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