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Riscaldamento sostenibile: risparmiare rispettando l’ambiente

È arrivato il momento di scegliere un impianto di riscaldamento sostenibile, a vantaggio del pianeta e delle persone.

Avete già pensato a sostituire il sistema di riscaldamento di casa, magari approfittando del Superbonus 110%? L’impatto ambientale negativo che i semplici cittadini hanno dipende in fatti in larga parte dai consumi legati al riscaldamento (degli ambienti e dell’acqua) e raffrescamento domestico. Un settore che in Europa produce da solo il 25% delle emissioni totali annue. Numeri da capogiro – simili solo a quelli corrispondenti all’industria e ai trasporti –, che sono causati dall’estrema arretratezza degli impianti rispetto alle necessità climatiche. Basti pensare che solo il 17,3% di loro ha raggiunto la carbon neutrality (secondo Coolproducts), a fronte di un 75% ancora alimentato con combustibili fossili. Ecco perché la diffusione di metodi di riscaldamento sostenibile, a partire da fonti rinnovabili e gestito in modo smart, non può essere rimandata.

Nella Renovation Wave che l’UE sta promuovendo come misura specifica per l’edilizia nell’ambito della strategia climatica, infatti, la sostituzione degli impianti di riscaldamento è primaria. E costituisce anche uno step necessario per il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050. Ma l’Italia a che punto è con la corsa al riscaldamento sostenibile?

Lo stato del riscaldamento domestico in Italia

A un punto per nulla soddisfacente. Secondo una stima di Elemens per Legambiente e Kyoto Club il 67% dell’energia che utilizziamo in casa è destinata proprio al solo riscaldamento. La restante percentuale riguarda invece l’acqua calda sanitaria, il raffrescamento, l’illuminazione e gli apparecchi elettrici. Il problema è che, secondo Eurostat (2018), il riscaldamento in Italia è ancora in larga parte alimentato da combustibili fossili e, in particolare, dai prodotti petroliferi (8%), nelle caldaie a gasolio, e dal gas (58%), nelle caldaie a gas. Le biomasse (28% nel 2018) stanno tornando in auge oggi a causa dei rincari sul gas e un restante 5% è alimentato dalla cogenerazione.

L’unica fonte di calore rinnovabile diffusa è perciò la biomassa legnosa, che deve tuttavia rispettare regole rigide per essere davvero sostenibile, sia a livello di estrazione della materia prima che di funzionamento degli impianti (stufe o camini). E le altre fonti rinnovabili? Solare termico, pompe di calore ed elettricità non raggiungono nemmeno l’1% di diffusione, presenti ad oggi soltanto in esempi tanto virtuosi quanto sporadici di bioedilizia. Il risultato è un settore residenziale responsabile, soprattutto a causa di un riscaldamento tutt’altro che sostenibile, del 64% delle emissioni di PM 2,5, del 60% delle emissioni di CO e del 53% delle emissioni di PM 10.

Nonostante manchino quasi 30 anni al termine per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, siamo già in ritardo sulla tabella di marcia e per un motivo preciso. Gli impianti di riscaldamento hanno una vita media di ben 20 anni, superiore a quella di altre apparecchiature domestiche. Ciò significa che chi oggi dovesse acquistare una classica caldaia a gas proietterebbe anche nel futuro gli stessi problemi di inquinamento del presente.

Cosa resta da fare?

Da quest’ultimo dato emerge con evidenza la necessità di pianificare strategie lungimiranti, che tengano conto della lunghezza del processo di transizione energetica del settore. Il primo passo da compiere è senza dubbio l’aggiornamento di requisiti e standard ambientali, che siano condivisi in tutta l’UE e che riguardino sia l’etichettatura energetica che la bioedilizia e l’ecodesign.

Il secondo punto centrale è lo stop, almeno entro il 2030, agli incentivi che ancora oggi sovvenzionano la produzione di apparecchi alimentati a combustibili fossili. Al contrario, sarebbero essenziali più incentivi e investimenti per fonti rinnovabili e soluzioni sostenibili. Coolproducts stima la necessità di almeno 70 miliardi di euro per favorire la sostituzione degli impianti oppure 20 miliardi unitamente all’istituzione di una tassa di 100 euro sulla CO2.

Ma come rendere più ricettivi rispetto ai benefici del riscaldamento sostenibile i consumatori? Informandoli in modo chiaro e preciso, attraverso etichette aggiornate e leggibili e dimostrazioni della reale validità delle soluzioni green, in grado di tutelare il pianeta e di abbattere i costi in bolletta. Ma quali sono queste soluzioni?

Riscaldamento sostenibile: quale scegliere?

Vale la pena, a questo punto, di fare una veloce panoramica sulle tecnologie di riscaldamento sostenibile ad oggi disponibili, tra le quali scegliere con consapevolezza rispetto alla conformazione della propria abitazione. Abitate in un condominio o in una casa singola? In quale fascia climatica e con che esposizione al sole? Quali fonti rinnovabili avete a disposizione in zona? Quanto è grande casa vostra? In che modo utilizzate il riscaldamento? Una volta data una risposta a queste domande, dovreste essere in grado di stabilire quale soluzione faccia al caso vostro:

  • Riscaldamento a pavimento, a soffitto a parete o a battiscopa. Si tratta di tipologie di riscaldamento sostenibile simili, in cui una rete di tubature posizionate dietro le pareti o il pavimento irradia calore in modo costante, scaldando l’abitazione uniformemente.
  • A zeolite. Un metodo innovativo che prevede l’utilizzo della zeolite, riscaldata dall’acqua all’interno di una caldaia apposita.
  • A infrarossi. In qualunque punto della stanza è possibile montare pannelli radianti che emettono onde elettromagnetiche non dannose. Non utilizzando l’aria come tramite per il calore, non ne intaccano la qualità.
  • Caloriferi in acciaio o alluminio. I cari vecchi caloriferi non costituiscono necessariamente una soluzione negativa per l’ambiente, ma sarebbe meglio sceglierli d’acciaio o soprattutto di alluminio, per creare strutture più ampie (e quindi con maggior potere calorifico) e dalle linee più leggere. E naturalmente andranno utilizzati in modo efficiente, magari servendosi di un termostato domotico per l’automazione della loro gestione.

Naturalmente, ognuna delle modalità elencate, che sia idraulica o elettrica, può essere definita sostenibile solo se alimentata da fonti rinnovabili e a emissioni zero. Ad oggi, tra i generatori di calore più promettenti dal punto di vista della sostenibilità ci sono senza dubbio le pompe di calore, oltre a pannelli solari, fotovoltaico ed eolico.

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