Cosa manca alla mobilità italiana per poter essere definita sostenibile? FuturEmobility ha risposto alla domanda.
Tra i trend 2022 in tema di mobilità non manca di certo una maggiore attenzione al suo impatto ambientale. Ecco perché Rinnovabili.it – quotidiano specializzato in sostenibilità – ha deciso di aprire l’anno con FuturEmobility, il primo forum digitale dedicato alla mobilità sostenibile, tenutosi il 25 gennaio 2022. Organizzato in collaborazione con Symbola, Earth Day Italia, WWF e Cluster BIG e con il patrocinio del MIMS, di RSE e di ASVIS, l’evento ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, ma anche dei produttori, delle aziende energetiche e dell’innovazione tecnologica. L’obiettivo è di avviare un confronto tra tutti gli attori del settore, analizzandone lo stato dell’arte e contestualizzando gli sforzi italiani nel quadro internazionale.
«Abbiamo bisogno di un passaggio culturale dai trasporti alla mobilità: un cambiamento profondo nel modo in cui pensiamo questo tema», ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini in apertura del forum. Un tema che costituisce una «colossale trasformazione, non solo culturale e tecnologica ma anche sociale, che coinvolge tutti gli aspetti della vita dei cittadini», aggiunge il direttore di Rinnovabili Mauro Spagnolo.
A che punto è l’Italia?
È del 14 dicembre scorso il lancio da parte della Commissione Europea del nuovo European Urban Mobility Framework. L’iniziativa, che è parte del Pacchetto Mobilità Efficiente e Green, ha naturalmente lo scopo di rendere più sostenibile, smart e verde il settore, supportando la transizione energetica anche su questo fronte.
Oltre il 70% dei cittadini dell’UE vive in città e queste ultime generano il 23% di tutte le emissioni di gas serra riconducibili ai trasporti. Per aiutare l’Unione europea a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e del 90% entro il 2050, l’iniziativa quadro per la mobilità urbana propone misure a diversi livelli, per incoraggiare i paesi a sviluppare sistemi di trasporto urbano sicuri, accessibili, inclusivi, abbordabili, intelligenti, resilienti e senza emissioni.
E l’Italia come si colloca in questo scenario? Il parco veicolare italiano è, al pari di quello edilizio, tra i più obsoleti e inquinanti in Europa. Tanto che il 25% delle emissioni di gas serra prodotte ogni anno nel nostro paese e il 20-25% dell’energia impiegata possono essere ricondotti proprio al trasporto su strada e principalmente agli autoveicoli. Questo dato non ha ricadute soltanto sull’ambiente ma anche sulla salute delle persone. Basti pensare che l’Italia è seconda solo alla Germania per le morti premature riconducibili alla concentrazione nell’aria di azoto (circa 3mila decessi) e di PM10 (più di 52mila). Ed è al primo posto per decessi causati dal biossido di carbonio (10mila).
Ma perché l’Italia fa fatica a diminuire l’impatto del suo settore dei trasporti? L’inefficienza dei trasporti pubblici e la carenza di piste ciclabili spingono i cittadini a utilizzare auto private. La viabilità delle città non aiuta a smaltire il traffico e a diminuire gli incidenti. La diffusione delle colonnine di ricarica veloce per i veicoli elettrici è ancora scarsa, soprattutto fuori dalle città. Esistono naturalmente città virtuose sul fronte della mobilità sostenibile, come Milano, Bologna e Firenze. Ma quando si devono combattere minacce così grandi è necessario che l’intero paese avanzi di pari passo.
I trend 2022 per la mobilità sostenibile
Cosa resta da fare, perciò, per dare un impulso alla trasformazione del settore? La mobilità sostenibile, in realtà, è ben più di un trend: è un orizzonte di lavoro. E tutte le azioni svolte per modernizzare il settore dovranno tenerne conto. Ecco qualche trend che si rafforzerà nel 2022, anche e proprio sull’onda dello Urban Mobility Framework:
- Connettività. I veicoli del futuro saranno sempre più intelligenti, in grado di ottimizzare i percorsi, comunicare V2V (Vehicle-to-Vehicle) per prevenire gli incidenti e operare manutenzioni predittive.
- Mobility as a Service. L’auto non deve per forza essere di proprietà. Il nuovo concetto di MaaS (Mobility as a Service) mira a rendere la mobilità, appunto, un servizio offerto in condivisione a partire da piattaforme digitali, con l’obiettivo di ridurre costi ed emissioni.
- Infrastrutture. Condizione indispensabile per la diffusione della mobilità elettrica è l’aumento della capillarità delle infrastrutture di ricarica veloce, soprattutto fuori dalle città e lungo le autostrade.
- Micromobilità e mobilità dolce. Mettere in condizione le persone di preferire biciclette, monopattini o persino di muoversi a piedi senza temere per la propria incolumità sarà necessario per abbassare il numero di auto circolanti in città.
- Insurtech. Grazie alle nuove tecnologie intelligenti, le assicurazioni potranno fornire prodotti su misura in base alle abitudini di guida dei clienti.