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Furti con i ponteggi, la Cassazione non ha dubbi: “Paga anche il condominio”

Una nuova ordinanza (n. 25122) stabilisce la responsabilità condivisa tra l’impresa edile e l’intero edificio in caso di colpi messi a segno usando le impalcature. Per gli amministratori scatta l’obbligo di una vigilanza molto più attiva.

Un cantiere sotto casa, una facciata da ristrutturare e, all’improvviso, i ladri in salotto. Uno scenario fin troppo comune che, d’ora in poi, potrebbe avere conseguenze economiche inaspettate non solo per i malviventi, ma anche per l’impresa che esegue i lavori e per lo stesso condominio.

Con una sentenza destinata a fare scuola, la n. 25122/2024, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta: se un ponteggio non è adeguatamente protetto e viene usato per un furto, la responsabilità è condivisa. Non più una “sfortunata coincidenza”, ma una chiara omissione di custodia.


Da “occasione” a “causa” del furto

Il cuore della decisione, emessa dalla Terza Sezione Civile, sta nel ribaltare un principio consolidato. Finora, un’impalcatura era considerata una semplice “occasione” che facilitava il lavoro dei ladri. La Suprema Corte, invece, ha stabilito che un ponteggio insicuro diventa una “concausa efficiente” del reato. In altre parole, la sua presenza, se gestita con negligenza, contribuisce direttamente a causare il danno.

La colpa, quindi, viene ripartita su due fronti:

  • L’impresa edile, che per l’articolo 2043 del codice civile ha il dovere di adottare ogni misura di diligenza per impedire l’uso improprio della sua attrezzatura (reti, illuminazione, allarmi, accessi bloccati).
  • Il condominio, che in qualità di “custode” delle parti comuni (art. 2051 c.c.), ha il preciso dovere di vigilare e pretendere che l’impresa adotti tali misure di sicurezza.


Il caso concreto: il furto al quinto piano

A innescare questo cambiamento è stato il caso di una condomina che si era vista svaligiare l’appartamento al quinto piano proprio da ladri che si erano arrampicati agilmente sui ponteggi. La Corte d’Appello aveva inizialmente dato ragione a impresa e condominio, ma la Cassazione ha completamente ribaltato il verdetto, riconoscendo che la mancanza di vigilanza e di protezioni adeguate aveva giocato un ruolo determinante nel furto.


Cosa cambia ora per i cittadini

Le implicazioni di questa sentenza sono enormi e immediate. Per gli amministratori di condominio, si chiude l’era della semplice firma sul contratto d’appalto. Ora sono chiamati a un ruolo proattivo, quasi da “manager della sicurezza”.

Dovranno pretendere che i contratti contengano clausole specifiche sulla prevenzione, verificare di persona (o tramite il direttore dei lavori) che le recinzioni siano chiuse, che le luci notturne funzionino e che gli allarmi siano attivi.

Per i singoli condòmini, la sentenza è una tutela in più, ma anche un monito. La sicurezza del cantiere è una questione che riguarda tutti e la vigilanza del proprio amministratore diventa un elemento cruciale per dormire sonni tranquilli. In sintesi, la gestione di un cantiere condominiale non potrà più essere considerata un’attività a sé stante, ma una parte integrante della sicurezza dell’intero edificio, con responsabilità e costi che, in caso di negligenza, ricadranno su tutti.

Francesco Venunzio

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