Il futuro dell’energia è basato sull’autoconsumo collettivo e sulle comunità energetiche rinnovabili: scopriamo i loro vantaggi e svantaggi.
I cittadini hanno sempre più voce in capitolo quando si tratta di energia, non solo come consumatori, ma anche come produttori e distributori di elettricità rinnovabile. Nel futuro del settore la rete di approvvigionamento energetico è infatti molto più capillare e distribuita grazie all’aumento di fenomeni quali l’autoconsumo collettivo e la costituzione dei cittadini in comunità energetiche rinnovabili. Ma da dove arrivano esattamente le CER? Quali vantaggi offrono? E portano con sé anche qualche svantaggio?
Da dove arrivano le comunità energetiche rinnovabili?
Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono un soggetto relativamente recente nel panorama europeo. Esistono infatti formalmente soltanto dal dicembre del 2018. Allora, la Renewable energy directive 2018/2001 (RED II) le ha definite per la prima volta come entità legali che, conformemente al diritto nazionale applicabile, si basano su una partecipazione aperta e volontaria. Sono inoltre autonome, controllate da azionisti o membri che si trovano in prossimità degli impianti di energia rinnovabile sviluppati nell’ambito della comunità stessa. Gli azionisti possono essere sia persone fisiche che PMI che enti locali, compresi i comuni. Il loro scopo principale deve essere di fornire vantaggi ambientali, economici e/o sociali a chi le costituisce e alle aree locali in cui operano, piuttosto che profitti finanziari.
Sempre a livello europeo, la Directive on common rules for the internal market for electricity 2019/944 (IEM) ha poi definito le CEC (Comunità Energetiche di Cittadini). Anch’esse sono soggetti giuridici basati su partecipazione volontaria e aperta e controllati da membri o azionisti (persone fisiche, enti locali, compresi i comuni, o PMI). Hanno inoltre ugualmente lo scopo di fornire benefici ambientali, economici e/o sociali ai suoi membri, più che finanziari. E danno la possibilità ai cittadini di occuparsi direttamente di generazione, anche da fonti rinnovabili, distribuzione, fornitura, consumo e stoccaggio di energia.
Le comunità energetiche rinnovabili in Italia
L’Italia però non contempla le CER fino al 2020, con il Decreto Milleproroghe di febbraio, la Delibera ARERA 318/2020 di agosto e infine il Decreto attuativo del MISE di settembre. Quest’ultimo è incentrato proprio sulle comunità energetiche oltre che sull’autoconsumo collettivo, concetto su cui le CER si basano. Ma solo con il Decreto Legislativo n. 199 dell’8 novembre 2021 che viene recepita la RED II, nell’ambito delle misure necessarie ad accelerare la transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
Con il DL 199 si allarga il perimetro delle CER, che possono ora varcare i confini comunali. E poi si ammettono tra i soggetti anche enti religiosi, del terzo settore e di ricerca. Inoltre, si aumenta la potenza massima raggiungibile da 200 a 1000 kWp e si dà il via libera all’erogazione di servizi di ricarica di veicoli elettrici, di efficienza energetica e di building automation.
Data l’importanza delle CER nella costruzione di un modello sostenibile di produzione, distribuzione e consumo di energia, anche il PNRR le incentiva. Alle comunità energetiche sono destinati 2 miliardi di euro nell’ambito della Missione 2, con l’obiettivo di installare 2000 MW di capacità di produzione di elettricità rinnovabile. Uno scenario che permetterebbe di evitare l’emissione di 1,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno.
I vantaggi delle CER
Ma perché le Comunità Energetiche Rinnovabili sono così importanti, non solo nell’ambito della transizione energetica ma anche per il miglioramento della sostenibilità sociale ed economica del settore? I vantaggi ambientali derivanti dalla diffusione di impianti per la produzione di energia rinnovabile sono infatti evidenti. Diminuisce lo sfruttamento di risorse non rinnovabili e contemporaneamente l’emissione dei gas serra responsabili del cambiamento climatico.
Ma le CER permettono anche di regolare con più precisione l’equilibrio tra domanda e offerta di energia, stoccando quella prodotta in eccesso o cedendola alla rete in cambio di vantaggi economici. L’energia fornita alla rete dà infatti diritto a sconti in bolletta. Riduzioni che si aggiungono al risparmio connesso alla copertura di parte dei propri consumi con energia rinnovabile.
Inoltre, le comunità energetiche rinnovabili promuovono lo sviluppo regionale e rurale, appianando le disuguaglianze e contrastando la povertà energetica. L’evoluzione da un sistema energetico basato su grandi centrali elettriche a un modello di produzione distribuita di energia guidato dai cittadini e basato su fonti energetiche rinnovabili, rappresenta infatti una grande sfida socio-politica oltre che ambientale. Basti pensare che alcune CER hanno già sviluppato approcci specifici per includere gruppi emarginati e persone che vivono in condizioni di povertà energetica.
Gli svantaggi delle CER
Se i vantaggi connessi alla diffusione delle CER sono concreti e impattano da diverse prospettive la vita delle persone, gli svantaggi sono minimi. Gli unici svantaggi che potrebbero far desistere dall’intraprendere la strada della comunità energetica sono infatti di natura burocratica. Sono legati soprattutto al fatto che si tratta di soggetti relativamente nuovi nel panorama giuridico ed energetico. A frenare la loro diffusione sono infatti le incertezze che ancora le circondano dal punto di vista normativo e i tempi lunghi di autorizzazione. Bisogna inoltra valutare attentamente la convenienza di installare un impianto energetico rinnovabile. Potrebbe infatti richiedere un grande investimento con un ROI molto variabile a seconda dei casi.