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Le comunità solari uniscono cittadini possessori di impianti fotovoltaici per stimolare una transizione energetica rinnovabile dal basso.

Con le comunità solari la transizione energetica parte dal basso

Le comunità solari uniscono cittadini possessori di impianti fotovoltaici per stimolare una transizione energetica rinnovabile dal basso.

Le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) non sono l’unico sistema di interconnessione di soggetti che producono e sfruttano energia rinnovabile in modo compartecipato. Esistevano già prima delle CER ed esistono tutt’ora le comunità solari, un progetto di Comunità Solare avviato nel 2007 che oggi conta 28 soggetti attivi e 93 in dirittura di partenza. Ma quali sono le loro caratteristiche e come si differenziano dalle CER?

Cosa sono le comunità solari?

Le comunità solari sono una tipologia di associazione tra cittadini in vista dell’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile basato sul fotovoltaico. Permettono cioè a chi ha installato sul proprio tetto un impianto fotovoltaico di associarsi con altri soggetti per creare una rete in cui l’energia elettrica prodotta da ogni impianto viene condivisa. Alla base delle CS ci sono oggi piattaforme tecnologiche di scambio che, sulla base di dati raccolti da smart meter, monitorano i numeri di produzione, scambio e consumo, ma inizialmente tutto era calcolato in modo forfettario.

Dal 2012, anno di formazione delle prime comunità solari a Casalecchio di Reno, Medicina, Sasso Marconi e Zola Predosa, le CS hanno infatti percorso tanta strada e aumenteranno sempre più rapidamente in futuro. Il motivo risiede nel fatto che il 70% dell’energia sfruttata nei territori comunali è riconducibile a consumi di privati cittadini.

Chi possiede un impianto fotovoltaico perciò condivide con gli altri l’energia prodotta in eccesso, mettendola a disposizione di chi dovesse averne bisogno. Più si consuma, più aumentano i vantaggi per la comunità. Le comunità solari danno quindi a tutti i consumatori l’opportunità di beneficiare direttamente della costruzione e della gestione di una rete di impianti fotovoltaici. In tal modo i cittadini diventano protagonisti del settore energetico. Contribuiscono così alla sua transizione verso il rinnovabile ma anche al miglioramento della sua resilienza e della convenienza per i consumatori.

Come accedere a una comunità solare?

Oggi sono quasi 2600 i “cittadini solari” ovvero che beneficiano dei vantaggi di una comunità solare e contemporaneamente la alimentano. Per entrare a farne parte bisogna associarsi al Centro per le Comunità Solari come consumer o prosumer. Si compila la richiesta per entrare nella piattaforma di scambio, ricevendo, in seguito a tutti i controlli, gli strumenti per cominciare a scambiare l’energia prodotta dal proprio impianto solare fotovoltaico. Per farlo è obbligatorio avere uno smart meter, cioè un contatore intelligente di nuova generazione, e una connessione wifi attiva in casa.

Gli smart meter sono indispensabili perché, collegati alla corrente e al wifi, raccolgono costantemente dati e li trasmettono in cloud e poi alla piattaforma che calcola l’energia immessa e consumata. Se il cittadino possiede il necessario, si procederà con un calcolo dei consumi effettivi e di un bilancio energetico preventivo. A questo punto il cittadino diventa “cittadino energetico”, pagando la quota di 400 euro e ottenendo la strumentazione.

I controlli preliminari servono a equilibrare le comunità in base alla produttività e ai consumi dei soggetti partecipanti. Per creare una comunità solare sono sufficienti tre soggetti, di cui due consumer e un prosumer.

Quali sono le differenze tra comunità solari e CER?

Le comunità solari e le CER sembrano avere molto in comune e in effetti entrambe hanno l’obiettivo di stimolare la transizione energetica dal basso, rendendo i cittadini protagonisti grazie all’autoconsumo condiviso. A differenziarle sono però diverse caratteristiche:

  • nelle CER l’autoconsumo collettivo si basa su impianti di produzione energetica da qualunque fonte rinnovabile, nelle CS gli impianti sono solo fotovoltaici
  • nelle CER i membri possono essere di varia natura, dalle persone fisiche alle aziende alle pubbliche amministrazioni agli enti di ogni genere, nelle CS i membri sono soltanto persone fisiche, cittadini
  • l’accesso è consentito a impianti pre 2020 nelle CS, ma solo post 2020 nelle CER
  • lo statuto è obbligatorio solo per le CER e non per le CS

In ogni caso i due modelli di autoconsumo condiviso non si fanno la guerra a vicenda, sono anzi complementari e contribuiscono entrambi alla transizione energetica. Le CS sono semplicemente una versione semplificata delle CER e hanno in effetti aperto la strada a queste ultime. Non solo: se le condizioni lo permettono, è addirittura possibile creare contemporaneamente una comunità solare e una comunità energetica rinnovabile, sfruttando i vantaggi correlati a entrambe.

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