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La blockchain contro il consumo di plastica

La blockchain contro il consumo di plastica

Il consumo di plastica monouso in azienda si può ridurre anche grazie alla blockchain. E nella vita quotidiana?

Uno dei problemi ambientali più gravi, l’invasione della plastica, potrebbe trovare una soluzione in una delle nuove tecnologie più promettenti, la blockchain. A testimoniare che green transition e digital transformation vanno di pari passo e che la seconda può andare a vantaggio della prima, ci pensano Plastic Free Certification e B2Lab. Le due start up italiane hanno unito le loro competenze per fornire una piattaforma digitale che contribuisca a ridurre il consumo di plastica, soprattutto quella monouso.

La blockchain consente di controllare tramite una rete decentralizzata un registro di informazioni e dati in modo aperto, senza bisogno di intermediari. Nata per garantire la diffusione delle criptovalute, le sue applicazioni si sono rivelate molto più vaste e, per una buona parte, sono ancora da scoprire. Ma quel che è certo è che può giocare un ruolo dirimente nella lotta al cambiamento climatico.

Il progetto

Plastic Free Certification si occupa di accompagnare le aziende in un processo di riduzione e infine eliminazione dell’utilizzo di plastica monouso. Fornisce, a tal proposito, consulenze, formazione e uno standard di certificazione (Plastic Free Standard), tramite il quale le aziende possono dichiararsi plastic free, contribuendo a estendere la consapevolezza sul tema. B2Lab, dal canto suo, si occupa di consulenza e formazione a tema blockchain, crittografia e cybersecurity, ma anche direttamente di piattaforme digitali basate proprio sulla blockchain.

Dalla loro collaborazione è risultata, infatti, «una piattaforma digitale basata sulla blockchain […] per gestire end-to-end i processi di riduzione e eliminazione della plastica». Com’è ormai noto, uno dei vantaggi della blockchain è di autenticare soggetti, oggetti, processi e qualunque cosa possa avere un corrispettivo digitale. La nuova piattaforma permette di farlo certificando «il percorso virtuoso intrapreso dalle Organizzazioni per ridurre ed eliminare l’utilizzo della plastica monouso, coinvolgendo gradualmente tutta la filiera produttiva». Il Plastic Free Standard è la tappa finale del percorso e il premio per l’impegno delle aziende.

Ad essere autenticabili sono dunque sia il percorso che le aziende intraprendono, con «milestones, contenuti digitali, marche temporali, responsabilità, firme», sia la certificazione finale. Ma quali sono le caratteristiche della blockchain di B2Lab che rende possibile tutto ciò? La B2LabChain, questo il nome della piattaforma, è basata sul Protocollo Ethereum e ancorata alla Blockchain Ethereum Mainnet, risultando protetta da manomissioni, fork e alterazioni del registro distribuito. Si contraddistingue perché particolarmente economica, veloce, scalabile, disaster proof e, soprattutto, sostenibile, con bassi consumi energetici. Un progetto che si occupa di tutela ambientale non avrebbe naturalmente potuto tralasciare questo aspetto.

Ridurre il consumo di plastica nella vita quotidiana

Dal 3 luglio 2021, secondo la Direttiva europea Sup, dagli scaffali dei supermercati europei sono spariti bottigliette, cannucce, buste di plastica, contenitori monouso, piatti, posate, bicchieri, cotton fioc, salviette umidificate e palloncini di plastica. I cosiddetti SUP (Single-use plastic products) costituiscono, unitamente agli attrezzi da pesca abbandonati, il 70-80% dei rifiuti che inquinano mari e oceani terrestri. Ogni anno riversiamo, infatti, nell’ambiente oltre 8 tonnellate di materie plastiche, che non si decomporranno prima di qualche decennio. E anche se il 60% di questo numero dipende da soli 5 Paesi del mondo (Cina, Filippine, Indonesia, Vietnam e Thailandia), l’interconnessione delle acque globali fa sì che il problema interessi tutti.

Se andiamo avanti così, entro il 2050 la plastica dispersa negli oceani avrà un peso superiore a quello dei pesci. Ma, per risolvere la situazione, bisognerà agire su diversi fronti: la transizione a una produzione e a un consumo di materiali biocompatibili, il recupero della plastica dispersa nell’ambiente e il riciclo di quella che ancora utilizziamo. Come ridurre l’inquinamento marino diminuendo la plastica nella nostra vita quotidiana?

La regola delle 5 R

Da consumatori, ciò che possiamo fare è cambiare le abitudini di acquisto e di smaltimento dei rifiuti, seguendo la famosa regola delle 4 R:

  • Ridurre il consumo di plastica scegliendo oggetti e imballaggi in materiali diversi, ma anche ridurre semplicemente i consumi. Consumare meno infatti è il presupposto necessario a rendere più gestibile la produzione di rifiuti.
  • Riutilizzare oggetti e imballaggi manipolandoli il meno possibile, accrescendo il valore del bene.
  • Riciclare i rifiuti, trasformandoli in materiali simili, a partire da una corretta raccolta differenziata.
  • Recuperare oggetti usati alla fine del loro ciclo di vita per trasformarli in qualcos’altro utilizzandoli come materie prime.

La blockchain potrà tornare utile anche da questo punto di vista, creando un sistema di tracciabilità dei rifiuti trasparente e privo di incertezze. Nel frattempo, il SISTRI (Sistema di controllo della Tracciabilità dei Rifiuti) ha lasciato spazio al RENTRI (Registro Elettronico Nazionale della Tracciabilità dei Rifiuti). Salvo contrordini, quest’ultimo entrerà in vigore entro la fine del 2022 ed è al momento in una fase di sperimentazione da parte delle imprese.

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