La digitalizzazione, accelerata dalla pandemia, ha investito anche la sanità. Con la telemedicina il SSN può diventare più sostenibile, efficace e resiliente.
L’aumento dell’utilizzo di piattaforme digitali registrato durante i lockdown non ha risparmiato nemmeno la medicina, seppure con un andamento disomogeneo lungo la penisola. Secondo un’indagine dell’Osservatorio per l’innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano, il 20% in più dei pazienti ne ha fatto uso e l’82% ha dichiarato che in futuro vi si affiderà, per migliorare e velocizzare la comunicazione con il proprio medico. Anche l’81% degli specialisti è interessato alla cosiddetta telemedicina, la medicina da remoto, e la spesa per la sanità digitale è cresciuta del 5%, raggiungendo il miliardo e mezzo di euro.
Alcuni strumenti digitali, come il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), esistono già, ma sono scarsamente conosciuti (dal 38% degli Italiani) e ancor meno utilizzati (dal 12%). Di certo non abbastanza per spianare la strada alla telemedicina, che si propone di rinnovare radicalmente il modo in cui curiamo e veniamo curati, rendendo più sostenibile, efficace e resiliente il nostro sistema sanitario nazionale. Come per tutte le trasformazioni importanti, è previsto un lungo periodo di preparazione, in cui sarà necessario individuare:
- le risorse economiche da investire. Il Recovery Plan potrebbe tornare molto utile a tal proposito, dato che destina 7 miliardi allo sviluppo di reti di prossimità, strutture e Telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale e 8,63 miliardi all’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del SSN.
- I modelli di governance da applicare alle iniziative digitali.
- Le capacità necessarie affinché sia il medico che il paziente possano fare uso del digitale. Basti pensare che al momento solo il 4% dei medici possiede eHealth Competences, le competenze digitali professionali nel settore sanitario.
- Le modalità di raccolta e gestione dei dati sui pazienti.
Cos’è la telemedicina
Ora che la telemedicina è entrata dell’agenda politica e nelle opportunità offerte dal SSN e ora che si è sviluppato un interesse reale nei suoi confronti da parte di medici e pazienti, è il momento di individuare le sue applicazioni più concrete. L’OMS la descrive come «componente più semplice dell’eHealth, che utilizza una più ampia gamma di tecnologie di informazione e di comunicazione (ICTs)». In particolare, la componente che «prevede l’utilizzo delle telecomunicazioni e delle tecnologie virtuali per fornire assistenza sanitaria al di fuori delle strutture sanitarie tradizionali». I principali servizi di comunicazione a distanza tra medico e paziente o tra medico e medico che offre sono i seguenti:
- teleconsulto. È il servizio di telemedicina più utilizzato (dal 47% degli specialisti e dal 39% dei medici di medicina generale) e consiste in un confronto tra medici sulla situazione clinica di un paziente.
- Televisita. Utilizzata dal 39% dei medici, consiste in una visita a distanza condotta dal medico sul paziente.
- Telemonitoraggio. Comprende diverse tipologie di servizio in base al canale utilizzato. Le più diffuse sono le telefonate o le videochiamate (23% dei pazienti). Il meno diffuso, ma anche il più promettente, è il monitoraggio dei parametri clinici tramite dispositivi medici indossabili o vicini al paziente (4%).
- Teleriabilitazione. Intrapresa dal 6% dei pazienti, consiste in una riabilitazione condotta da remoto.
- Telerefertazione. Il rilascio e il consulto di referti medici a distanza, garantito dal FSE.
- Teleconsulenza medico-sanitaria. Richiesta di supporto durante lo svolgimento di attività sanitarie. Grazie alla teleconsulenza il professionista contattato fornisce in tempo reale indicazioni utili a prendere decisioni e/o a eseguire azioni assistenziali.
- Teleassistenza da parte di professioni sanitarie. Interazione a distanza tra professionista e paziente/caregiver tramite videochiamata, in cui avviene una condivisione di dati, referti, immagini, video o questionari. Lo scopo è di agevolare le attività assistenziali a domicilio.
I vantaggi della medicina da remoto
La telemedicina non si propone di sostituire la medicina tradizionale, ma di affiancarla rendendola più democratica, efficace e tempestiva. I vantaggi che offre sono infatti innumerevoli e riguardano diversi aspetti del processo di diagnosi e cura:
- elimina la necessità di spostamento, con conseguente risparmio di tempo e costi economici e ambientali. Le stime dicono che grazie alla telemedicina si risparmieranno 48 milioni di ore annue (66 milioni se si considera che un terzo dei pazienti è accompagnato da un caregiver).
- Permette l’accesso a cure di qualità anche a chi vive in aree remote o in zone senza strutture sanitarie, a chi si trova all’estero o a chi non può spostarsi da casa, rendendo più democratico il SSN.
- È utile come strumento di pre-visita, quando non di visita, perché permette di anticipare problematiche e storia clinica, nonché di ricevere indicazioni su quali documenti raccogliere e quali esami fare.
- Permette di inviare al medico gli esami sostenuti su sua indicazione, nel rispetto della privacy, per ricevere da remoto un parare finale e un’eventuale terapia da adottare.
- Velocizza le procedure burocratico-amministrative.
- Favorisce il confronto multidisciplinare.
- Elimina o riduce i tempi di attesa.